Ci solleticavano i fianchi
E ci bendavano gli occhi
Per poi mangiarci come zucchero filato
Che si prende con una manciata di dita
E che piacciono solo ai bambini
E a chi si sente bambino.
Grazie a te persi quasi tre anni di vecchiaia
Torno ancora oggi
A portarti gratitudine
Le risate,
Le nostre risate,
gocciolavano;
scendevano dentro i pantaloni,
inzuppavano le scarpe,
i fiori sotto i piedi
e le nostre schiene poi stradiate.
Siamo felici
E un poco mi vergogno.
Alla luna due spennellate di rosso (titolo)
Alla luna due spennellate di rosso
Un girotondo fino a terra
E poi, sdraiati,
a raccontarci i nomi che ci eravamo regalati:
Tu sei fiore e io farfalla
Tu sei bella
E tu ancora di più,
tu sei la mia freschezza
e tu le mie dita
che raccolgono frutta dagli alberi.
Di dolciastro s’impasticciava
la salsedine e il terriccio
e le radici nella polvere.
Di stornelli si affollavano
Le cornici coi paesaggi.
Reiteravamo allegrezza
E ce la spalmavamo addosso
Senza farci vedere da nessuno,
come fosse impuro essere nudi
e divorati da ciò che si ama.
Guardammo – io sicuro li guardai-
I piedi ed erano pinne
E già guizzavano nell’acqua
Mentre sentivo i malanni della pelle sciogliersi vigliacchi.
Ti ho vinto e ho vinto le tue braccie
E ora ci indossiamo l’un l’altra;
a turno si diventa uno le gambe l’altro le calze