Finalmente le mie gambe.
Finalmente ciottoli dentro le rotule
Suonano come campanelli quando passeggio
(e tu mi segui dietro gli alberi).
Mi chiedi cortese in quale
Dei due pugni chiusi Si nasconde
la breve morte di un secondo
ed è stato buffo costatare
che per ogni scelta da corteggiare
c’era sempre un secondo
che se ne doveva andare.
A proposito,
tu assomigliavi a due secondi
dove nel primo si chiudono gli occhi
e nell’altro si respira.
Io ti respiravo come tu fossi
Una finestra tanto grande,
come se le tue parole cantassero
come se tua madre mi somigliasse un po’.
Ti stavano a pennello
Le mie scarpe
E insieme colorammo (ricordi?)
Tutte le onde del mare,
tutte quelle che ci venivano a trovare
mentre temevi di poter ferire qualcuno.
Spegnevamo la luce a simulare le notti
E le notti simulava noi
Tanto eravamo belli,
ancora noi,
giovani da far commuovere,
giovani e disperati perché giovani.
-Io sto bene- mi hai detto
-Io sto meglio- ho risposto.
Mille nomi cambiati nell’ultima vocale
Solo per non dirti:
Ti amo ancora, anche oggi
Che non ti amo più.
Siamo due pazzi ora,
tu morirai per il tempo di rimpiangerti,
quel giorno ti odierò come a dicembre,
quel giorno diverrai il mio natale,
accartocciandoti dentro al cuore